Nell'ormai lontano 1981 fece la sua
comparsa sui grandi schermi USA il film “Evil Dead” (in Italia
conosciuto come “La Casa”), diretto da un giovane regista al suo
debutto cinematografico, tale Samuel Raimi, e ...nulla fu più come prima!
Questo film, infatti, rappresentò la nascita di un nuovo modo di concepire e di
realizzare il cinema dell'orrore e, si può dire, diede il via ad un vero e
proprio genere cinematografico. Parlando di film sulle case non posso dunque
che partire da Evil Dead, ma descriverò anche un piccolo gioiello, di stile
completamente differente da Evil Dead, del cinema thriller-horror italiano
(diretto dal grande Pupi Avati) per arrivare ai giorni nostri e trattare quello
che è stato giudicato da molti critici del settore il miglior film horror del
2012...buona lettura (e/o buona visione ;)
USA – 1981 – colore - 85'
Regia: Samuel
Raimi
Interpreti principali:
Bruce
Campbell, Ellen Sandweiss, Betsy Baker.
Trama. Un gruppetto
di ragazzi giunge ad una casupola di legno, affittata per trascorrere un
week-end di spensieratezza. La casa si presenta alquanto malandata e per di più
si trova sperduta nel bel mezzo di un bosco. In una specie di scantinato che si
trova all'interno dell'abitazione i ragazzi trovano un vecchio libro, il
Necronomicon, contenente formule magiche e rituali ancestrali. La lettura di
alcune pagine del tomo risveglia un antico e feroce demone del bosco che si
insinua nella casa e, uno ad uno, si impossessa dei malaugurati gitanti...
Analisi. Il film,
girato con un budget estremamente limitato, rilegge il tema della possessione
demoniaca e delle case infestate in una maniera così visionaria, frenetica,
originale e innovativa (per tipo di effetti, ritmo e inquadrature) che spiazza
lo spettatore sin dall'inizio. Il giovanissimo Raimi lascia da parte la scuola
classica del cinema della paura e non concede nulla all'attesa, all'atmosfera o
alla suspense: tutto l'orrore è immediatamente rovesciato sullo schermo e continua
senza interruzione fino alla fine della pellicola, alternando veri e propri
“shock visivi" a momenti (volutamente)auto-ironici creando, quasi dal
nulla, uno stile che imperverserà dagli anni Ottanta in poi. Una trama quasi
inesistente lascia lo spazio ad una galleria di trasformazioni, effetti
speciali e movimenti vertiginosi con la macchina da presa. Questo film, certo,
potrà non piacere ai puristi del cinema dell'orrore ma ha fatto senza dubbio
scuola: La Casa non è un film splatter ma è Il film splatter e gli effetti
visivi ideati da Raimi, mescolati ad una ironia fuori di testa, si possono
ritrovare negli anni seguenti in una larga serie di pellicole del cinema
horror. Non a caso vincitore del 1° Premio al Festival del Terrore di New York.
Curiosità. Uno degli
attori del film, Bruce Campbell, negli anni è diventato l'attore
“amuleto” di Sam Raimi: è protagonista di altri film horror del regista e
compare in moltissime altre sue pellicole (recita delle piccole parti
addirittura nei 3 film di Spider Man).
Evil Dead ha dato inizio ad uno stuolo di
seguiti, imparentati col film originale solo nel titolo. Appartengono alla
“vera” serie solo Evil Dead II (in Italia La casa 2,
del 1987) e Army of Darkness: Evil Dead III (in Italia L'Armata
delle Tenebre, del 1992), entrambi di S. Raimi.
Pochi giorni fa, a distanza di 32 anni(!)
dall'uscita del film originale, è stato presentato al “Future Film Festival” di
Bologna Evil Dead un remake diretto dal giovane regista
uruguaiano Fede Alvarez e prodotto da Raimi stesso...questa volta senza badare
a spese (pare che siano stati utilizzati ben 25.000 litri di sangue finto e
oltre 300 litri di simil-vomito! :-D). Questo il link del trailier ufficiale in HD http://www.youtube.com/watch?v=FKFDkpHCQz4
Italia – 1976 – colore - 106'
Regia: Pupi
Avati
Interpreti principali: Lino
Capolicchio, Francesca Marciano, Gianni Cavina, Vanna Busoni.
Trama. Un giovane
restauratore, Stefano, agli inizi degli anni '60 giunge in un paese della Bassa
Ferrarese per ripristinare un affresco raffigurante la morte di San Sebastiano,
che si trova nella chiesa del paese. Il dipinto è di un artista locale, tale
Buono Legnani, naïf e un po' folle, morto suicida trent'anni prima. Nel paese
Stefano respira da subito una strana, bieca atmosfera e viene a conoscenza di
alcuni racconti, un po' confusi e lacunosi, sul pittore dell'affresco.
L'apparente suicido, avvenuto proprio davanti ai suoi occhi, di una delle
persone che si erano confidate con lui, induce Stefano ad intraprendere una
indagine privata per scoprire se c'è un nesso fra i racconti sul pittore e la
morte dell'uomo. L' indagine lo conduce presto ad un sinistro e desolato
casolare, con le finestre decorate esternamente da grandi labbra sorridenti,
che in passato era stata la casa del pittore. Scopre che il Legnani aveva
instaurato un rapporto incestuoso con le sorelle, ancora in vita anche se molto
vecchie, e scopre anche che queste, con la complicità di un uomo del paese,
periodicamente seviziavano fino alla morte in quella casa delle vittime
innocenti col solo scopo di creare una fonte di ispirazione per i dipinti del
fratello (il San Sebastiano raffigurato nell'affresco della chiesa mentre viene
trafitto da due aguzzine era in realtà il ritratto di una vittima e delle due
sorelle del pittore). Le due “arpie”, dopo aver saputo che Stefano aveva scoperto
tutto, lo attirano nella casa e cercano di ammazzarlo a coltellate, ma egli
riesce fortunosamente a scappare e salvarsi anche se gravemente ferito. La
mattina successiva, ancora mezzo agonizzante, Stefano giunge in chiesa per
raccontare tutto al parroco ma...lo attende una sorpresa shockante!
Analisi. Sarò anche
di parte, ma questo (assieme a “Regalo di Natale”) rimane ad oggi il mio film
preferito di Pupi Avati. Si tratta di un “noir padano” che sconfina con
maestria nell'horror, utilizzando anche qualche “effettaccio” truculento. Forse
in alcuni tratti è narrativamente “sconnesso” ma resta a distanza di decenni
estremamente valido e suggestivo per il senso che offre del paesaggio della
Pianura Padana, il gusto della dismisura, l'inclinazione al grottesco, la
direzione degli attori e la cura dei particolari. Per certi versi ricorda i
primi film di Dario Argento, ma in questo caso l'idea vincente di P. Avati è
stata proprio trasformare la Bassa Padana, assolata, sonnacchiosa e con tanti
scheletri nascosti negli armadi, nel teatro ideale per una pellicola horror.
All'epoca venne notato dalla critica ma l'accoglienza nelle sale fu
“tiepidina”, solo in seguito, come spesso accade, è diventato un film-cult del
cinema italiano. Bellissimo il finale, con il colpo di scena e la storia che
resta come sospesa.
Curiosità. Si tratta del 5° film del famoso regista
bolognese Pupi Avati ma è il 1° prodotto da lui con la A.M.A. Film (in società con
il fratello Antonio e Gianni Minervini). Fu scritto con Gianni Cavina, Maurizio
Costanzo e il fratello. Ricevette il Premio della Critica al “Festival du Film
Fantastique” di Parigi, nel 1979.
Pare che per la storia del film P. Avati
si sia ispirato ad un fatto realmente accaduto nel paese dove visse la sua
infanzia, inoltre la casa con le labbra dipinte sulle finestre, che ha
originato anche il titolo del film, esisteva veramente e anche se all'epoca
delle riprese del film non esisteva più fu ricostruita esattamente com'era una
volta.
- Tu Credi di conoscere
la storia -
USA – 2012 – colore - 95'
Regia: Drew Goddard
Interpreti principali: Richard
Jenkis, Bradley Withford, Jesse Williams, Chris Hemsworth.
Trama. Il
“solito” gruppo di cinque ragazzi giunge al “solito” scalcinato chalet sperduto
nei boschi (esternamente, del tutto identico a quello del film di Raimi!) per
trascorrere un week-end di svago ...“che noia, già visto un centinaio di
volte!” - verrebbe da dire. Ma, come fa intendere il sottotitolo del film, non è così. Da subito, infatti, ci si rende
conto che un gruppo di scienziati tiene sotto osservazione (a mo' di “grande
fratello”) e condiziona cinicamente tutte le mosse dei 5 ignari tenagers da un
laboratorio segreto, che si scoprirà in seguito essere costruito proprio sotto
l'abitazione. Non potendo scappare da quel luogo per via di una barriera
invisibile che li isola dal resto del mondo i ragazzi diventano delle cavie
umane o, meglio, delle vittime sacrificali di un rito millenario che affonda le
sue radici nella notte dei tempi, addirittura agli albori della razza umana, e
che prevede l'entrata in scena dei più crudeli mostri dell'immaginario
collettivo...riuscirà qualcuno a salvarsi?
Analisi. Il film, che
solo inizialmente è un omaggio (voluto) a Evil Dead, si trasforma col passare
dei minuti in una sorta di compendio del cinema horror moderno...divertente,
autoreferenziale, tecnicamente ineccepibile e con un finale “kolossal”, per non
dire esagerato, in cui entrano in scena tutti (o quasi) i mostri della
“mitologia orrorifica” (dagli Zombie ai Supplizianti, dall'Uomo Lupo al Clown
di IT!), per la prima volta riuniti in unico film. Interessante inoltre l'idea
di partenza del “grande fratello dell'orrore”, che contestualizza al nostro
tempo la pellicola. L'anno scorso in pochi si sono accorti del passaggio nelle
nostre sale cinematografiche di questo film che, come ho anticipato nella
prefazione, è stato da molti critici giudicato come il miglior film di paura
del 2012 e che andrebbe analizzato e studiato da tutti coloro che vogliono
intraprendere una carriera nell'horror. La pellicola, infatti, rappresenta una
accurata “indagine” su tutti gli stereotipi e l'iconografia del cinema del
terrore dagli anni Ottanta in avanti, svolta con un pizzico di sarcastica
ironia. Consigliato a chi è “rimasto un po' indietro” coi film dell'orrore e
vuole rifarsi in una volta sola!!!
Curiosità. La direttrice del
laboratorio che nel film organizza e controlla il mostruoso e crudele rituale,
e che rimane misteriosa fino al finale della pellicola, è interpretata dalla "mitica" Sigourney Weaver (la protagonista della saga di Alien...che presto verrà trattata in queste pagine).
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