Dopo aver
pubblicato le prime due recensioni come “frammenti” isolati, ho deciso di
suddividere d'ora in avanti la rubrica in “miniserie”. Queste raccoglieranno di
volta in volta i film da me ritenuti i più significativi fra quelli
riconducibili ad una delle tante tematiche del cinema horror che verranno
affrontate. Spero che, in questo modo, la lettura risulti ancora più
interessante.
“A grande
richiesta” comincerò dalla serie dedicata ai film tratti dai racconti di uno
dei più grandi geni della letteratura horror di tutti i tempi: Stephen King.
Portare su pellicola un racconto di King non è affatto cosa semplice e, spesso,
ha dato esiti davvero mediocri. C'è da dire poi che King, spesso, non è stato
molto “tenero” nel giudicare e commentare film tratti dai suoi romanzi e questo
ha reso la “sfida” ancora più difficile per quei registi (alcuni dei quali
molto importanti) che di volta in volta hanno voluto provarci. Rigorosamente in
ordine cronologico, ecco per voi:
USA – 1980 – colore
- 146'
Regia: Stanley Kubrick
Interpreti
principali: Jack Nicholson, Shelley Duvall, Danny Lloyd,
Scatman Crothers.
Trama. Uno scrittore in crisi, Jack Torrance (Nicholson), per trovare la
pace necessaria e poter completare il suo nuovo libro accetta l'incarico di
custode di un albergo sulle Montagne Rocciose, l'Overlook Hotel, durante il
periodo di chiusura invernale. Decide di portare con sé la moglie Wendy
(Duvall) e il figlioletto Danny (Lloyd). Dopo essersi trasferito nell'hotel,
Jack scopre che dieci anni prima quel luogo era stato teatro di una vicenda
orribile: un uomo aveva sterminato tutta la sua famiglia e poi si era tolto la
vita. Inoltre Danny si rende conto di essere in possesso di una dote
particolare, la “luccicanza” (the shining, appunto), che gli permette di
comunicare con alcune entità del passato che aleggiano ancora nell'hotel e che
sembrano mettere in guardia il piccolo da qualcosa di terribile che sta per accadere.
La percezione di queste presenze paranormali e l'atmosfera alienante e sinistra
dell'hotel porteranno Jack col trascorrere dei giorni ad uno stato di follia
…che sfocerà in furia omicida!
Analisi. Stroncato senza mezze misure da King, scontento del modo in cui era
stato “trattato” il suo romanzo, il film rappresenta invece una delle poche
trasposizioni che si elevi al di sopra della seppur dignitosa media. Anzi, si
può dire senza problemi che con Shining ci troviamo di fronte ad uno di quei
rari esempi di film dell’orrore conosciuto (e apprezzato) anche da chi non è
proprio un amante di tale genere. Tanto che il titolo Shining è spesso
associato più al film di Kubrick che al romanzo di King! Beh, i motivi di tale
successo sono molteplici. Innanzitutto la regia, affidata ad un “mostro sacro”
del cinema come S. Kubrick, un perfezionista, abile maestro nello sfruttare la
storia paranormale raccontata nel libro per analizzare e sviscerare in maniera
cinematografica i meccanismi psicologici della paura e dell'ossessione. Egli ci
conduce infatti con la telecamera nei meandri labirintici e claustrofobici
dell'Overlook Hotel che progressivamente si trasformano nei labirinti mentali
del protagonista il quale, alla fine, vi rimane fatalmente imprigionato. Un altro
motivo del successo sta nella scelta degli attori, su tutti un Jack Nicholson
in grande forma e a suo agio nei panni del protagonista della vicenda: un
personaggio irritabile, indisponente e costantemente ad un passo dalla
schizofrenia...
Un film che assolutamente
non può mancare nella vostra cineteca!!!
USA – 1988 – colore
- 103'
Regia: Mary Lambert
Interpreti
principali: Dale Midkiff, Fred Gwynne, Denise Crosby,
Blaze Berdahl.
Trama. Il dottor Creed (Midkiff) si trasferisce con tutta la sua famiglia in
una sperduta località del Maine, in una casa che ha l'inconveniente di essere
costruita troppo vicino a una strada percorsa ogni giorno a gran velocità da
enormi e minacciosi camion. Unica presenza nel raggio di miglia, il vicino di
casa, un tizio stravagante di nome Judd (Gwynne). Un giorno un camion investe
il gatto della famiglia Creed, uccidendolo. Judd allora convince il dottor
Creed a seppellire i resti del povero gatto in un cimitero per animali che si
trova nei pressi della loro abitazione, costruito molti anni prima da una tribù
di pellerossa. Secondo la leggenda la terra di quel cimitero sarebbe in grado
di riportare in vita gli animali! Passano pochi giorni ed ecco che, secondo
copione, il gatto fa la sua ricomparsa, vivo e incredibilmente sano! Ma la
gioia lascia presto spazio all'angoscia e alla paura: il gatto infatti comincia
a manifestare strani comportamenti aggressivi, a tratti malefici...che sia un
effetto collaterale del prodigio? Proprio mentre la famiglia medita sul da
farsi, una tragedia (annunciata) la colpisce: il figlioletto del dottor Creed
viene anch'esso ucciso da un camion... Il padre del bambino, in preda alla più
totale disperazione, decide di seppellire il figlio nel cimitero degli animali.
Una mossa di cui si pentirà ma...quando sarà ormai troppo tardi e il destino
della famiglia inevitabilmente segnato!!!
Analisi. Questo film è il primo in assoluto che si avvale della sceneggiatura scritta
da S. King in persona, il quale compare nella pellicola anche come attore
(nella parte di un prete). L'ho scelto perché oltre ad essere molto tecnico e
preciso dal punto di vista cinematografico (molto validi anche gli effetti
speciali!) riesce a coinvolgere emotivamente lo spettatore introducendo molto
abilmente un elemento che si aggiunge all'orrore: il dolore. Mentre i camion
continuano incessantemente e rumorosamente ad attraversare la strada accanto
alla casa dei Creed, si intuisce subito che la morte del gatto è solo il
preludio e che la prossima vittima sarà il bambino. La sua scomparsa porterà un
dolore lacerante non solo alla famiglia del film ma anche allo spettatore. Solo
un elemento, alla fine, sopravvive alla catena di morte: la bambina, una
sensitiva (una costante nell'universo “kinghiano”) che, evidentemente...sapeva
già come andava a finire! ;)
Non mi resta che terminare
“canticchiando” il ritornello
“... I don't
want to be buried in the Pet Sematary,
I don't want to
live my life again
Oh no, oh no no
no!”
tratto dalla
canzone “Pet Sematary”, sigla conclusiva del film scritta appositamente per
l'occasione dai (mitici)“Ramones”. Un brano musicale divenuto in breve
tempo, non a caso, uno dei cavalli di battaglia della leggendaria band punk-rock
americana. \m/
Nota. Nel 1992 è uscito il seguito, Cimitero Vivente 2 (Pet
Sematary 2) ...interessante e discreto dal punto di vista tecnico ma,
sicuramente, inferiore.
USA – 1990 – colore
- 192'
Regia: Tommy Lee Wallance
Interpreti
principali: Tim Curry, John Ritter, Askell Anderson,
Annette O'Toole.
Trama. Un gruppo di ragazzini di una (apparentemente) tranquilla cittadina
americana (Darry) decide un giorno di stringere un’amicizia di ferro, una sorta
di patto di sangue, per poter affrontare e sconfiggere un mostro dalle
sembianze di clown, IT (Curry), che da
anni ciclicamente provoca la morte di ragazzi di giovane età. Il legame fra i
ragazzi rimane molto saldo anche a distanza di anni quando, diventati oramai
degli adulti, sono costretti a riunirsi nuovamente nella città d'origine per
affrontare la mostruosa minaccia di IT. Forti di quell'amicizia e del ricordo
di quando in passato riuscirono tutti assieme a neutralizzare IT, il gruppo di
amici affronta senza esitazione il malvagio clown ...in quella che sarà una
lunga e snervante battaglia finale fra il Bene e il Male!
Analisi. Prima di qualsiasi commento, è doverosa una premessa: penso che sia
praticamente impossibile per chiunque trasporre su schermo un romanzo di oltre
1.200(!) pagine in cui tutti i temi alle fondamenta dell'opera letteraria del
“Re dell'Orrore” vengono ampiamente trattati, analizzati e svolti. Un’altra
importante considerazione da fare per meglio giudicare questa pellicola è che
si tratta di un’opera concepita per diventare una serie televisiva e non un
unico film per il grande schermo. Questo ha comportato delle limitazioni
tecniche non da poco, la censura delle scene più cruente e spaventose e una
durata oltre la media (più di tre ore!). Detto ciò, va dato comunque atto al
regista di essere riuscito a confezionare un buonissimo prodotto, creando (soprattutto
nella prima parte) un’atmosfera molto vicina a quella che si respira nel
romanzo originale e a mantenere un buon ritmo narrativo. Molto bene ideata e
realizzata inoltre la rappresentazione cinematografica del clown IT (che
compare minaccioso anche nella locandina del film), che si guadagna una
posizione di rispetto nel Gotha dei personaggi/mostri cattivi “cult” del cinema
horror. Quasi scontata e inevitabile, invece, la caduta di tensione e di
coerenza stilistica nella parte conclusiva del film...un vero peccato!
Curiosità. In un romanzo successivo (Tommyknockers), da cui è
stato tratto anche un film, King riprende il personaggio di IT…attribuendogli
un’origine extraterrestre!
G.D.
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