
giovedì 27 giugno 2013
Un altro mondo - Regia di S. Muccino

giovedì 20 giugno 2013
C'era una volta una Strega cattiva...
Lo spunto per questo nuovo capitolo della
rubrica me lo ha dato la visione del film, uscito il 24 aprile al cinema,
Le Streghe di Salem, del regista statunitense Rob Zombie
(vero nome Robert Bartleh Cummings), autore anche del libro omonimo da cui è
tratto il film nonché cantante e leader della famosa (almeno negli USA) band
Rock-Metal White Zombie. Beh in realtà il film è proprio brutto, anzi è
veramente pessimo!!! Ma non temete, oltre a Le Streghe di Salem tratterò altri
2 film horror, entrambi del Maestro Dario Argento, legati alle streghe e…sono
sicuro che non vi deluderanno ;-) !!!
Le
Streghe di Salem (titolo originale “The Lord of Salem”)
USA – 2013 – colore - 101'
Regia: Rob
Zombie
Interpreti principali:
Sheri
Moon Zombie, Bruce Davison, Jeff Daniel Phillips, Judy Jeeson.
Trama. Nella
cittadina americana di Salem (in Massachussets), una giovane D.J. radiofonica,
Heidi (S. M. Zombie), riceve durante la messa in onda della sua consueta
rubrica un disco in vinile, confezionato in una strana custodia di legno: sul
vinile nessun titolo e nessun riferimento, solo un bigliettino con scritto “Un
regalo dai Signori di Salem”. Tornata a casa con un amico, Heidi decide di
ascoltare il disco e quando l'ossessionate e ripetitivo motivo inciso sul
vinile comincia a suonare ella inizia ad avere orribili visioni riguardanti un
gruppo di streghe che vengono giustiziate ed arse vive. Da quel giorno la vita
di Heidi non torna più la stessa, gli incubi e le visioni (di cui poco a poco
lei stessa diventa la protagonista) legate alle streghe che un tempo abitavano
proprio in quella città si fanno sempre più frequenti e oppressive e portano la
ragazza verso uno stato di esaurimento nervoso molto grave: la realtà si
confonde con le visioni e Heidi non è più in grado di reagire. L'amico prova a
salvarla ma non può fare nulla: il destino di Heidi è segnato...è la
discendente della famigerata strega Morgan, bruciata viva a Salem alla fine del
'600, e diventerà un strega anche lei.
Analisi. C'era molta
attesa per questo film: il regista americano R. Zombie, che esordì nel 2003 col
film La Casa dei 1000 Corpi (un film molto controverso ma che
ebbe un successo clamoroso anche in Europa) è molto quotato nell'ambiente del
cinema horror. Tuttavia il film è una delusione su tutti i fronti: la
narrazione è lenta, priva di ritmo, le ambientazioni e le scenografie sono
grottesche ai limiti del ridicolo, le scene horror sono prevedibili, viene
fatto un uso a dir poco eccessivo di frasi e situazioni blasfeme e vengono
utilizzati in maniera maniacale nudi di donne in età avanzata che trovano il
loro culmine nella scena finale del film...insomma uno squallore, privo di
alcun senso logico (forse il regista vedeva in tutto ciò qualcosa di
artistico). Un vero e proprio insulto a Suspiria (da cui R. Zombie dice di
essersi ispirato per la scenografia) e più in generale al cinema del settore...
Molto deludente anche la colonna sonora: da un rocker di spessore come Zombie
mi aspettavo qualcosa di più che un brano ossessivo (anzi, fastidioso) e
qualche sprazzo di black-metal...
Note e curiosità. Il film si
ispira ad un episodio storico molto famoso negli USA (il processo alle streghe
avvenuto nel 1692 a Salem, che portò all'uccisione di decine di donne, arse
vive) e ad un episodio di cronaca nera: un suicidio di massa di sole donne
avvenuto proprio a Salem. L'interprete principale del film (S. M. Zombie) è la
moglie del regista ed è anche la bassista dei White Zombie, il gruppo di
cui R. Zombie è il cantante...insomma, affari di famiglia Zombie!
Italia – 1977 – colore - 97'
Regia: Dario
Argento
Interpreti principali:
Jessica
Harper, Stefania Casini, Alida Valli, Miguel Bosè.
Trama. Una giovane
ballerina, Susy (J. Harper), giunge nella città tedesca di Friburgo per
frequentare una prestigiosa e rinomata scuola femminile di danza ma proprio la
sera del suo arrivo assiste ad un episodio strano, che vede protagonista una
ragazza appena cacciata dalla scuola e che verrà barbaramente uccisa qualche
ora dopo. Passa qualche giorno, e Susy si accorge che l'edificio in cui ha sede
la scuola è costruito con particolari architettonici alquanto strani e
insoliti, inoltre avverte molto chiaramente la sensazione che allieve e,
soprattutto, insegnanti nascondano qualche mistero inquietante. Nel frattempo
alcuni orribili avvenimenti cominciano a susseguirsi in maniera sempre più
angosciante all'interno dell'edificio che Susy, alla fine, scopre essere solo
una copertura per celare agli occhi indiscreti quella che in realtà è a tutti
gli effetti la dimora di una vecchia strega molto potente, Mater Suspiriorum,
la quale continua ad esercitare il suo potere maligno sulle persone che la
circondano a distanza di secoli dalla sua presunta morte!
Italia – 1981 – colore - 106'
Regia: Dario
Argento
Interpreti principali:
Daria
Nicolodi, Leigh McCloskey, Irene Miracle, Eleonora Giorgi.
Trama. Rosa (E.
Giorgi), una poetessa, mentre si trova a New York scopre casualmente in un
libro alcuni riferimenti molto strani alle cosiddette “Tre Madri”, tre creature
che eserciterebbero da secoli il loro potere malefico sull'intera umanità e
che, sempre stando al libro, dimorerebbero in altrettanti palazzi di tre
distinte città: Friburgo (...dove si trova Mater Suspiriorum – di cui si
parla in Suspiria), New York e Roma. A quel punto Rosa,
incuriosita, decide di indagare e si reca dal libraio per chiedere ulteriori
informazioni sul libro ma ...da quel momento inizia una lunga e sconvolgente
serie di macabre morti, tutte orchestrate da una delle Tre Madri, Mater
Tenebrarum, gelosa custode di quel segreto.
Analisi dei film. Anche se
stilisticamente sono abbastanza differenti fra loro, Suspiria e Inferno
vanno considerati e analizzati assieme dal momento che fanno parte di un
“concept” horror molto ambizioso di tre film che Argento volle intraprendere
per trattare, a suo modo (cioè metafisico), il mondo delle streghe, che chiama
per l'occasione “Madri”. La realizzazione di questi primi due film, tuttavia,
richiedette un enorme impegno da parte del regista italiano che, snervato e
privo di idee, lasciò l'opera incompiuta...almeno fino al 2009 quando, quasi
costretto dalle incessanti e sempre più insistenti richieste dei suoi fans, a
distanza di trent'anni da Inferno decise di girare “La
Terza Madre”, il capitolo conclusivo della saga: un film talmente
brutto e privo di inventiva che non inizierò nemmeno a trattare. Suspiria
è importante nella filmografia del regista italiano poiché si tratta del primo
film in cui D. Argento abbandona il thriller per immergesi al 100% nell'horror.
Una cosa che colpisce subito è la stravaganza sanguinaria con cui vengono messi
in atto i delitti, un aspetto che rimase nel tempo una sorta di “marchio di
fabbrica” del regista. Egli inoltre per l'occasione punta molto sulle atmosfere
esoteriche e gioca molto coi contrasti e le luci (Argento racconta che per
creare quegli effetti di luce scelse una pellicola particolare, molto spessa).
Un altra caratteristica di Suspiria è l'ambientazione: volutamente ispirata
alle fiabe per i bambini, tanto che in alcune scene la grandezza delle porte e
l'altezza da terra delle maniglie sono sproporzionate rispetto alla statura
delle attrici (la protagonista è stata scelta anche per il suo aspetto
fanciullesco). Inferno, anche se teoricamente dovrebbe essere il
seguito di Suspiria, si discosta molto come ambientazioni e fotografia dal film
precedente. Magia, alchimia esoterismo e orrore sono fusi assieme per creare un
intreccio fittissimo, denso, memorabile per la capacità visionaria dell'autore.
Degna di nota la performance di E. Giorgi, un attrice forse sottovalutata o,
meglio, che nel tempo non si è saputa riconfermare. Forse un po' deludente è il
finale del film, in cui l'orrore metafisico che faceva da asse portante lascia
il posto all'apparizione di una Morte alquanto approssimativa e grossolana.
Grandiosa in entrambe i film la colonna
sonora dei mitici Goblin di Claudio Simonetti.
Note e curiosità: Suspiria
ebbe un enorme, inaspettato, successo anche in Giappone, un paese in cui D.
Argento non era conosciuto, a tal punto che venne recuperato il film Profondo Rosso (del 1975) cui venne dato il
titolo Suspiria parte seconda. Una locandina promozionale del
film dell'epoca riporta questa frase: “L'unica cosa più paurosa degli ultimi 12
minuti di Suspiria sono...i primi 92 minuti!”.
In Inferno rimane da
manuale la scena in cui Rosa si immerge nel sotterraneo allagato della dimora
stregata...una sequenza in cui lo spazio e il tempo vengono annullati per
lasciar posto alla paura claustrofobica.
mercoledì 19 giugno 2013
Gandalf il Grigio (il Bianco)
Personaggio determinante sia ne "Il Signore degli Anelli" che ne "Lo Hobbit", appartiene alla categoria degli Istari, gli stregoni benefici. Nella lingua degli uomini assume il nome di Mithrandir, il "Grigio Pellegrino". Ne "La Compagnia dell'Anello" ha il titolo di Grigio, mentre ne "Le Due Torri", dopo aver sconfitto in duello il Balrog di Moria, assume il rango di Bianco, soppiantando Saruman. Ne "Il Signore degli Anelli" affida a Frodo Baggins la missione di distruggere l'anello di Sauron, l'Oscuro Signore, ne "Lo Hobbit" attribuisce a Bilbo Baggins il ruolo di "Scassinatore" nella missione dei nani di riconquista del regno di Erebor sotto la Montagna. Gandalf è una figura assai carismatica e autorevole, fiera e caparbia, capace di trovare sempre la soluzione più assennata ed opportuna in ogni circostanza, saggio consigliere di Frodo e Aragorn, stregone guerriero nell'assedio e nella riconquista di Minas Tirith.

lunedì 6 maggio 2013
La Trilogia della Villeggiatura di C. Goldoni - regia di V. Cavalli e C. Intropido - Quelli di Grock
Un allestimento frizzante, pieno di brio e vivacità, che unifica le tre commedie che inscenano "Le smanie per...", "Le avventure della..." ed "Il ritorno dalla Villeggiatura", seguendo, anche stilisticamente, secondo quanto scrive lo stesso Goldoni, "i pazzi preparativi, la folle condotta e le dolorose conseguenze" della vacanza. Nella prima parte il ritmo incalzante e la velocità regnano sovrani tra ostentazione dell'ultima moda di grido, spese folli foriere di pesanti debiti, smaccata mostra delle convenzioni sociali ingigantita dallo sfoggio dovuto al voler essere i migliori villeggianti. Nella seconda i fervidi preparativi cedono il passo ad una accaldata e un po' stanca svogliatezza e noia, i veri rapporti personali iniziano a venire a galla. Nella terza, velata di tristezza e malinconia, le convenzioni s'impongono prepotentemente, il vero amore fa luogo al matrimonio d'interesse, i sogni di una povera signora attempata con i grilli per la testa cadono in frantumi di fronte alla sarcastica sete di denaro del becero cicisbeo. Molto pertinente e azzeccata la trasposizione in una villeggiatura marina anni '50 con relativi appropriati costumi, accessori, ambienti e arredi. Di grande effetto la tavola imbandita sbilenca sospesa cascante in un arioso drappeggio. Molto efficaci gli interpreti, estremamente abili nelle curatissime scene dinamiche alternate a scatti quasi fotografici. Ottimi in particolare Fulgenzio/Bernardino, Sabina e Ferdinando. Molto interessante ed intensa anche la masterclass "Dalla commedia dell'arte al carattere" curata dal bravo P. De Pascalis, attore nonché assistente di regia, cui ho avuto il piacere di partecipare.
venerdì 3 maggio 2013
Miele - Regia di V. Golino
Trama sofferta e suggestiva per un film su una tematica sempre alquanto controversa: l'eutanasia. Anche il titolo è molto significativo. Ambientazione ed attori credibili, J. Trinca ben calata in un ruolo dal forte impatto emotivo, il grande maestro C. Cecchi perfetto in un'enigmatico e vissuto personaggio preso dal mal di vivere e deciso a farla finita. Tra i due s'instaura una relazione molto toccante e densa di significati. Musiche ben calibrate e inserite nei giusti momenti. Si esce dal cinema scossi, con un nodo alla gola, ma la visione è davvero consigliata per un film italiano sicuramente ben girato. Ringrazio gli amici che mi hanno invitato a vederlo.
martedì 30 aprile 2013
Non Entrate in quella Casa!!!
Nell'ormai lontano 1981 fece la sua
comparsa sui grandi schermi USA il film “Evil Dead” (in Italia
conosciuto come “La Casa”), diretto da un giovane regista al suo
debutto cinematografico, tale Samuel Raimi, e ...nulla fu più come prima!
Questo film, infatti, rappresentò la nascita di un nuovo modo di concepire e di
realizzare il cinema dell'orrore e, si può dire, diede il via ad un vero e
proprio genere cinematografico. Parlando di film sulle case non posso dunque
che partire da Evil Dead, ma descriverò anche un piccolo gioiello, di stile
completamente differente da Evil Dead, del cinema thriller-horror italiano
(diretto dal grande Pupi Avati) per arrivare ai giorni nostri e trattare quello
che è stato giudicato da molti critici del settore il miglior film horror del
2012...buona lettura (e/o buona visione ;)
USA – 1981 – colore - 85'
Regia: Samuel
Raimi
Interpreti principali:
Bruce
Campbell, Ellen Sandweiss, Betsy Baker.
Trama. Un gruppetto
di ragazzi giunge ad una casupola di legno, affittata per trascorrere un
week-end di spensieratezza. La casa si presenta alquanto malandata e per di più
si trova sperduta nel bel mezzo di un bosco. In una specie di scantinato che si
trova all'interno dell'abitazione i ragazzi trovano un vecchio libro, il
Necronomicon, contenente formule magiche e rituali ancestrali. La lettura di
alcune pagine del tomo risveglia un antico e feroce demone del bosco che si
insinua nella casa e, uno ad uno, si impossessa dei malaugurati gitanti...
Analisi. Il film,
girato con un budget estremamente limitato, rilegge il tema della possessione
demoniaca e delle case infestate in una maniera così visionaria, frenetica,
originale e innovativa (per tipo di effetti, ritmo e inquadrature) che spiazza
lo spettatore sin dall'inizio. Il giovanissimo Raimi lascia da parte la scuola
classica del cinema della paura e non concede nulla all'attesa, all'atmosfera o
alla suspense: tutto l'orrore è immediatamente rovesciato sullo schermo e continua
senza interruzione fino alla fine della pellicola, alternando veri e propri
“shock visivi" a momenti (volutamente)auto-ironici creando, quasi dal
nulla, uno stile che imperverserà dagli anni Ottanta in poi. Una trama quasi
inesistente lascia lo spazio ad una galleria di trasformazioni, effetti
speciali e movimenti vertiginosi con la macchina da presa. Questo film, certo,
potrà non piacere ai puristi del cinema dell'orrore ma ha fatto senza dubbio
scuola: La Casa non è un film splatter ma è Il film splatter e gli effetti
visivi ideati da Raimi, mescolati ad una ironia fuori di testa, si possono
ritrovare negli anni seguenti in una larga serie di pellicole del cinema
horror. Non a caso vincitore del 1° Premio al Festival del Terrore di New York.
Curiosità. Uno degli
attori del film, Bruce Campbell, negli anni è diventato l'attore
“amuleto” di Sam Raimi: è protagonista di altri film horror del regista e
compare in moltissime altre sue pellicole (recita delle piccole parti
addirittura nei 3 film di Spider Man).
Evil Dead ha dato inizio ad uno stuolo di
seguiti, imparentati col film originale solo nel titolo. Appartengono alla
“vera” serie solo Evil Dead II (in Italia La casa 2,
del 1987) e Army of Darkness: Evil Dead III (in Italia L'Armata
delle Tenebre, del 1992), entrambi di S. Raimi.
Pochi giorni fa, a distanza di 32 anni(!)
dall'uscita del film originale, è stato presentato al “Future Film Festival” di
Bologna Evil Dead un remake diretto dal giovane regista
uruguaiano Fede Alvarez e prodotto da Raimi stesso...questa volta senza badare
a spese (pare che siano stati utilizzati ben 25.000 litri di sangue finto e
oltre 300 litri di simil-vomito! :-D). Questo il link del trailier ufficiale in HD http://www.youtube.com/watch?v=FKFDkpHCQz4
Italia – 1976 – colore - 106'
Regia: Pupi
Avati
Interpreti principali: Lino
Capolicchio, Francesca Marciano, Gianni Cavina, Vanna Busoni.
Trama. Un giovane
restauratore, Stefano, agli inizi degli anni '60 giunge in un paese della Bassa
Ferrarese per ripristinare un affresco raffigurante la morte di San Sebastiano,
che si trova nella chiesa del paese. Il dipinto è di un artista locale, tale
Buono Legnani, naïf e un po' folle, morto suicida trent'anni prima. Nel paese
Stefano respira da subito una strana, bieca atmosfera e viene a conoscenza di
alcuni racconti, un po' confusi e lacunosi, sul pittore dell'affresco.
L'apparente suicido, avvenuto proprio davanti ai suoi occhi, di una delle
persone che si erano confidate con lui, induce Stefano ad intraprendere una
indagine privata per scoprire se c'è un nesso fra i racconti sul pittore e la
morte dell'uomo. L' indagine lo conduce presto ad un sinistro e desolato
casolare, con le finestre decorate esternamente da grandi labbra sorridenti,
che in passato era stata la casa del pittore. Scopre che il Legnani aveva
instaurato un rapporto incestuoso con le sorelle, ancora in vita anche se molto
vecchie, e scopre anche che queste, con la complicità di un uomo del paese,
periodicamente seviziavano fino alla morte in quella casa delle vittime
innocenti col solo scopo di creare una fonte di ispirazione per i dipinti del
fratello (il San Sebastiano raffigurato nell'affresco della chiesa mentre viene
trafitto da due aguzzine era in realtà il ritratto di una vittima e delle due
sorelle del pittore). Le due “arpie”, dopo aver saputo che Stefano aveva scoperto
tutto, lo attirano nella casa e cercano di ammazzarlo a coltellate, ma egli
riesce fortunosamente a scappare e salvarsi anche se gravemente ferito. La
mattina successiva, ancora mezzo agonizzante, Stefano giunge in chiesa per
raccontare tutto al parroco ma...lo attende una sorpresa shockante!
Analisi. Sarò anche
di parte, ma questo (assieme a “Regalo di Natale”) rimane ad oggi il mio film
preferito di Pupi Avati. Si tratta di un “noir padano” che sconfina con
maestria nell'horror, utilizzando anche qualche “effettaccio” truculento. Forse
in alcuni tratti è narrativamente “sconnesso” ma resta a distanza di decenni
estremamente valido e suggestivo per il senso che offre del paesaggio della
Pianura Padana, il gusto della dismisura, l'inclinazione al grottesco, la
direzione degli attori e la cura dei particolari. Per certi versi ricorda i
primi film di Dario Argento, ma in questo caso l'idea vincente di P. Avati è
stata proprio trasformare la Bassa Padana, assolata, sonnacchiosa e con tanti
scheletri nascosti negli armadi, nel teatro ideale per una pellicola horror.
All'epoca venne notato dalla critica ma l'accoglienza nelle sale fu
“tiepidina”, solo in seguito, come spesso accade, è diventato un film-cult del
cinema italiano. Bellissimo il finale, con il colpo di scena e la storia che
resta come sospesa.
Curiosità. Si tratta del 5° film del famoso regista
bolognese Pupi Avati ma è il 1° prodotto da lui con la A.M.A. Film (in società con
il fratello Antonio e Gianni Minervini). Fu scritto con Gianni Cavina, Maurizio
Costanzo e il fratello. Ricevette il Premio della Critica al “Festival du Film
Fantastique” di Parigi, nel 1979.
Pare che per la storia del film P. Avati
si sia ispirato ad un fatto realmente accaduto nel paese dove visse la sua
infanzia, inoltre la casa con le labbra dipinte sulle finestre, che ha
originato anche il titolo del film, esisteva veramente e anche se all'epoca
delle riprese del film non esisteva più fu ricostruita esattamente com'era una
volta.
- Tu Credi di conoscere
la storia -
USA – 2012 – colore - 95'
Regia: Drew Goddard
Interpreti principali: Richard
Jenkis, Bradley Withford, Jesse Williams, Chris Hemsworth.
Trama. Il
“solito” gruppo di cinque ragazzi giunge al “solito” scalcinato chalet sperduto
nei boschi (esternamente, del tutto identico a quello del film di Raimi!) per
trascorrere un week-end di svago ...“che noia, già visto un centinaio di
volte!” - verrebbe da dire. Ma, come fa intendere il sottotitolo del film, non è così. Da subito, infatti, ci si rende
conto che un gruppo di scienziati tiene sotto osservazione (a mo' di “grande
fratello”) e condiziona cinicamente tutte le mosse dei 5 ignari tenagers da un
laboratorio segreto, che si scoprirà in seguito essere costruito proprio sotto
l'abitazione. Non potendo scappare da quel luogo per via di una barriera
invisibile che li isola dal resto del mondo i ragazzi diventano delle cavie
umane o, meglio, delle vittime sacrificali di un rito millenario che affonda le
sue radici nella notte dei tempi, addirittura agli albori della razza umana, e
che prevede l'entrata in scena dei più crudeli mostri dell'immaginario
collettivo...riuscirà qualcuno a salvarsi?
Analisi. Il film, che
solo inizialmente è un omaggio (voluto) a Evil Dead, si trasforma col passare
dei minuti in una sorta di compendio del cinema horror moderno...divertente,
autoreferenziale, tecnicamente ineccepibile e con un finale “kolossal”, per non
dire esagerato, in cui entrano in scena tutti (o quasi) i mostri della
“mitologia orrorifica” (dagli Zombie ai Supplizianti, dall'Uomo Lupo al Clown
di IT!), per la prima volta riuniti in unico film. Interessante inoltre l'idea
di partenza del “grande fratello dell'orrore”, che contestualizza al nostro
tempo la pellicola. L'anno scorso in pochi si sono accorti del passaggio nelle
nostre sale cinematografiche di questo film che, come ho anticipato nella
prefazione, è stato da molti critici giudicato come il miglior film di paura
del 2012 e che andrebbe analizzato e studiato da tutti coloro che vogliono
intraprendere una carriera nell'horror. La pellicola, infatti, rappresenta una
accurata “indagine” su tutti gli stereotipi e l'iconografia del cinema del
terrore dagli anni Ottanta in avanti, svolta con un pizzico di sarcastica
ironia. Consigliato a chi è “rimasto un po' indietro” coi film dell'orrore e
vuole rifarsi in una volta sola!!!
Curiosità. La direttrice del
laboratorio che nel film organizza e controlla il mostruoso e crudele rituale,
e che rimane misteriosa fino al finale della pellicola, è interpretata dalla "mitica" Sigourney Weaver (la protagonista della saga di Alien...che presto verrà trattata in queste pagine).
domenica 28 aprile 2013
R III Riccardo III - regia di A. Gassmann - Teatro Stabile del Veneto, Fondazione Teatro Stabile di Torino, Società per Attori, Lugano in scena
Allestimento favoloso e visionario, spettacolare sotto ogni profilo, di una raffinatezza ed una suggestione estetiche e registiche assolute. Già le precedenti regie di A. Gassmann di "La parola ai giurati", "Roman e il suo cucciolo", "Immanuel Kant" mi avevano assai colpito, ma questa le batte di gran lunga. Scenografia lugubre, claustrofobica, ma grandiosa al tempo stesso con luci studiatissime ed effetti visivi di estrema spettacolarità: fuochi, fitti boschi, mura, marce di truppe, spettri si materializzano magicamente sulla scena lasciando lo spettatore senza fiato. Trucco curatissimo, costumi e monili di incredibile pregio e sfarzo nei colori e nelle stoffe, che rendono gli interpreti grottesche figure di burtoniana ispirazione. I personaggi si moltiplicano o si riducono materialmente o in forma di ologrammi nel succedersi delle scene, perfette nell'adattamento e traduzione di V. Trevisan. Interpretazione magistrale, molto sofferta e grottesca, del regista/protagonista Gassmann nella crudeltà e nel sarcasmo del re tiranno, affiancato da un cast di notevole qualità, che raggiunge il top nelle performances di M. Gammarota (Tyrrel), M. Marino (Edoardo IV, Margherita, Stanley), S. Meogrossi (Buckingham, Hastings), M. Richeldi (Elisabetta). Assolutamente da non perdere, tenetelo presente nella prossima stagione di prosa.
venerdì 19 aprile 2013
The Full Monty - regia di M. R. Piparo
Spettacolo davvero brillante ed esilarante, ispirato al film del 1997, ma con sceneggiatura alquanto originale e italianizzata, su una tematica quanto mai attuale.
Il ritmo è molto vivace e ben sostenuto dai protagonisti, tutti molto capaci nel canto, con alternanza di momenti decisamente ridanciani e comici ed altri più malinconici.
Spiritosissimo il toscanaccio P. Ruffini, molto divertente il panzuto G. Fantoni, elegante e di classe P. Calabresi, appropriato S. Muniz nel ruolo del cubano emigrato in Italia. Dignitosi gli altri due improvvisati spogliarellisti, uno dei quali peraltro non professionista. Recitazione un po'scolastica dei personaggi di contorno, tuttavia compensata da una notevole qualità di movimento, in particolare degli ottimi ballerini.
Scenografia su due piani efficace e molto funzionale, con pedane scorrevoli, muri rotanti e scale semoventi, molto d'effetto l'utilizzo di proiezioni come espediente per i cambi-scena. Spettacolari, da vero musical di Broadway, le luci, coloratissime ed estremamente dinamiche. Due ore e mezza di sano divertimento, visione caldamente consigliata.
King of Horror (Parte I)
Dopo aver
pubblicato le prime due recensioni come “frammenti” isolati, ho deciso di
suddividere d'ora in avanti la rubrica in “miniserie”. Queste raccoglieranno di
volta in volta i film da me ritenuti i più significativi fra quelli
riconducibili ad una delle tante tematiche del cinema horror che verranno
affrontate. Spero che, in questo modo, la lettura risulti ancora più
interessante.
“A grande
richiesta” comincerò dalla serie dedicata ai film tratti dai racconti di uno
dei più grandi geni della letteratura horror di tutti i tempi: Stephen King.
Portare su pellicola un racconto di King non è affatto cosa semplice e, spesso,
ha dato esiti davvero mediocri. C'è da dire poi che King, spesso, non è stato
molto “tenero” nel giudicare e commentare film tratti dai suoi romanzi e questo
ha reso la “sfida” ancora più difficile per quei registi (alcuni dei quali
molto importanti) che di volta in volta hanno voluto provarci. Rigorosamente in
ordine cronologico, ecco per voi:
USA – 1980 – colore
- 146'
Regia: Stanley Kubrick
Interpreti
principali: Jack Nicholson, Shelley Duvall, Danny Lloyd,
Scatman Crothers.
Trama. Uno scrittore in crisi, Jack Torrance (Nicholson), per trovare la
pace necessaria e poter completare il suo nuovo libro accetta l'incarico di
custode di un albergo sulle Montagne Rocciose, l'Overlook Hotel, durante il
periodo di chiusura invernale. Decide di portare con sé la moglie Wendy
(Duvall) e il figlioletto Danny (Lloyd). Dopo essersi trasferito nell'hotel,
Jack scopre che dieci anni prima quel luogo era stato teatro di una vicenda
orribile: un uomo aveva sterminato tutta la sua famiglia e poi si era tolto la
vita. Inoltre Danny si rende conto di essere in possesso di una dote
particolare, la “luccicanza” (the shining, appunto), che gli permette di
comunicare con alcune entità del passato che aleggiano ancora nell'hotel e che
sembrano mettere in guardia il piccolo da qualcosa di terribile che sta per accadere.
La percezione di queste presenze paranormali e l'atmosfera alienante e sinistra
dell'hotel porteranno Jack col trascorrere dei giorni ad uno stato di follia
…che sfocerà in furia omicida!
Analisi. Stroncato senza mezze misure da King, scontento del modo in cui era
stato “trattato” il suo romanzo, il film rappresenta invece una delle poche
trasposizioni che si elevi al di sopra della seppur dignitosa media. Anzi, si
può dire senza problemi che con Shining ci troviamo di fronte ad uno di quei
rari esempi di film dell’orrore conosciuto (e apprezzato) anche da chi non è
proprio un amante di tale genere. Tanto che il titolo Shining è spesso
associato più al film di Kubrick che al romanzo di King! Beh, i motivi di tale
successo sono molteplici. Innanzitutto la regia, affidata ad un “mostro sacro”
del cinema come S. Kubrick, un perfezionista, abile maestro nello sfruttare la
storia paranormale raccontata nel libro per analizzare e sviscerare in maniera
cinematografica i meccanismi psicologici della paura e dell'ossessione. Egli ci
conduce infatti con la telecamera nei meandri labirintici e claustrofobici
dell'Overlook Hotel che progressivamente si trasformano nei labirinti mentali
del protagonista il quale, alla fine, vi rimane fatalmente imprigionato. Un altro
motivo del successo sta nella scelta degli attori, su tutti un Jack Nicholson
in grande forma e a suo agio nei panni del protagonista della vicenda: un
personaggio irritabile, indisponente e costantemente ad un passo dalla
schizofrenia...
Un film che assolutamente
non può mancare nella vostra cineteca!!!
USA – 1988 – colore
- 103'
Regia: Mary Lambert
Interpreti
principali: Dale Midkiff, Fred Gwynne, Denise Crosby,
Blaze Berdahl.
Trama. Il dottor Creed (Midkiff) si trasferisce con tutta la sua famiglia in
una sperduta località del Maine, in una casa che ha l'inconveniente di essere
costruita troppo vicino a una strada percorsa ogni giorno a gran velocità da
enormi e minacciosi camion. Unica presenza nel raggio di miglia, il vicino di
casa, un tizio stravagante di nome Judd (Gwynne). Un giorno un camion investe
il gatto della famiglia Creed, uccidendolo. Judd allora convince il dottor
Creed a seppellire i resti del povero gatto in un cimitero per animali che si
trova nei pressi della loro abitazione, costruito molti anni prima da una tribù
di pellerossa. Secondo la leggenda la terra di quel cimitero sarebbe in grado
di riportare in vita gli animali! Passano pochi giorni ed ecco che, secondo
copione, il gatto fa la sua ricomparsa, vivo e incredibilmente sano! Ma la
gioia lascia presto spazio all'angoscia e alla paura: il gatto infatti comincia
a manifestare strani comportamenti aggressivi, a tratti malefici...che sia un
effetto collaterale del prodigio? Proprio mentre la famiglia medita sul da
farsi, una tragedia (annunciata) la colpisce: il figlioletto del dottor Creed
viene anch'esso ucciso da un camion... Il padre del bambino, in preda alla più
totale disperazione, decide di seppellire il figlio nel cimitero degli animali.
Una mossa di cui si pentirà ma...quando sarà ormai troppo tardi e il destino
della famiglia inevitabilmente segnato!!!
Analisi. Questo film è il primo in assoluto che si avvale della sceneggiatura scritta
da S. King in persona, il quale compare nella pellicola anche come attore
(nella parte di un prete). L'ho scelto perché oltre ad essere molto tecnico e
preciso dal punto di vista cinematografico (molto validi anche gli effetti
speciali!) riesce a coinvolgere emotivamente lo spettatore introducendo molto
abilmente un elemento che si aggiunge all'orrore: il dolore. Mentre i camion
continuano incessantemente e rumorosamente ad attraversare la strada accanto
alla casa dei Creed, si intuisce subito che la morte del gatto è solo il
preludio e che la prossima vittima sarà il bambino. La sua scomparsa porterà un
dolore lacerante non solo alla famiglia del film ma anche allo spettatore. Solo
un elemento, alla fine, sopravvive alla catena di morte: la bambina, una
sensitiva (una costante nell'universo “kinghiano”) che, evidentemente...sapeva
già come andava a finire! ;)
Non mi resta che terminare
“canticchiando” il ritornello
“... I don't
want to be buried in the Pet Sematary,
I don't want to
live my life again
Oh no, oh no no
no!”
tratto dalla
canzone “Pet Sematary”, sigla conclusiva del film scritta appositamente per
l'occasione dai (mitici)“Ramones”. Un brano musicale divenuto in breve
tempo, non a caso, uno dei cavalli di battaglia della leggendaria band punk-rock
americana. \m/
Nota. Nel 1992 è uscito il seguito, Cimitero Vivente 2 (Pet
Sematary 2) ...interessante e discreto dal punto di vista tecnico ma,
sicuramente, inferiore.
USA – 1990 – colore
- 192'
Regia: Tommy Lee Wallance
Interpreti
principali: Tim Curry, John Ritter, Askell Anderson,
Annette O'Toole.
Trama. Un gruppo di ragazzini di una (apparentemente) tranquilla cittadina
americana (Darry) decide un giorno di stringere un’amicizia di ferro, una sorta
di patto di sangue, per poter affrontare e sconfiggere un mostro dalle
sembianze di clown, IT (Curry), che da
anni ciclicamente provoca la morte di ragazzi di giovane età. Il legame fra i
ragazzi rimane molto saldo anche a distanza di anni quando, diventati oramai
degli adulti, sono costretti a riunirsi nuovamente nella città d'origine per
affrontare la mostruosa minaccia di IT. Forti di quell'amicizia e del ricordo
di quando in passato riuscirono tutti assieme a neutralizzare IT, il gruppo di
amici affronta senza esitazione il malvagio clown ...in quella che sarà una
lunga e snervante battaglia finale fra il Bene e il Male!
Analisi. Prima di qualsiasi commento, è doverosa una premessa: penso che sia
praticamente impossibile per chiunque trasporre su schermo un romanzo di oltre
1.200(!) pagine in cui tutti i temi alle fondamenta dell'opera letteraria del
“Re dell'Orrore” vengono ampiamente trattati, analizzati e svolti. Un’altra
importante considerazione da fare per meglio giudicare questa pellicola è che
si tratta di un’opera concepita per diventare una serie televisiva e non un
unico film per il grande schermo. Questo ha comportato delle limitazioni
tecniche non da poco, la censura delle scene più cruente e spaventose e una
durata oltre la media (più di tre ore!). Detto ciò, va dato comunque atto al
regista di essere riuscito a confezionare un buonissimo prodotto, creando (soprattutto
nella prima parte) un’atmosfera molto vicina a quella che si respira nel
romanzo originale e a mantenere un buon ritmo narrativo. Molto bene ideata e
realizzata inoltre la rappresentazione cinematografica del clown IT (che
compare minaccioso anche nella locandina del film), che si guadagna una
posizione di rispetto nel Gotha dei personaggi/mostri cattivi “cult” del cinema
horror. Quasi scontata e inevitabile, invece, la caduta di tensione e di
coerenza stilistica nella parte conclusiva del film...un vero peccato!
Curiosità. In un romanzo successivo (Tommyknockers), da cui è
stato tratto anche un film, King riprende il personaggio di IT…attribuendogli
un’origine extraterrestre!
G.D.
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